23 maggio 1992 – memoria della strage di Capaci
23 maggio 1992 – memoria della strage di Capaci
Melegnano 19 maggio 2021
C.I. 306
Ai/alle docenti
Agli/alle studenti/studentesse
Al personale ATA
Alle famiglie
Oggetto: 23 maggio 1992 – memoria della strage di Capaci
Il 23 maggio del 1992 in un tragico attentato mafioso morivano il giudice Giovanni Falcone, la giudice Francesca Morvillo, la scorta composta dagli agenti Vito Schifano, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
A distanza di 29 anni, la società civile del nostro Paese non dimentica di fare memoria di quel giorno che ha cambiato per sempre i rapporti tra lo Stato e il potere mafioso e che ancora oggi presenta aspetti investigativi e giudiziari irrisolti. La pandemia ancora in corso e le restrizioni sanitarie che vigono nei luoghi delle istituzioni pubbliche, come la scuola, non permettono di aderire a campagne di sensibilizzazione nelle piazze o a partecipare a flash mob pubblici, come è sempre stata tradizione della nostra scuola. Ma ciò non ci impedisce di dedicare un pensiero e una riflessione non solo alla figura del giudice Falcone, al suo enorme operato per il bene dell’intero Paese e delle persone a lui vicine, che persero la vita nel servire lo stesso bene comune, ma anche a tutto ciò che è avvenuto prima e dopo Falcone, come un importante pezzo di storia comune italiana: pagine dolorose, fatte di morti e caduti sul campo, ma anche racconti di testimoni di quegli anni, di uomini e donne salvati dal sacrificio di chi ha vissuto il proprio lavoro e la propria cittadinanza come un dovere civico improcrastinabile.
In occasione di questo giorno vogliamo anche ricordare la recentissima beatificazione di Rosario Livatino, il “giudice ragazzino” ucciso da Cosa Nostra il 21 settembre 1990, a soli 38 anni, primo magistrato beato nella storia della Chiesa cattolica, che aveva rifiutato la scorta per non mettere a repentaglio altre vite e per non impressionare i suoi anziani genitori.
Nel suo unico libro Cose di Cosa Nostra, scritto con Marcelle Padovani, Falcone ci ha lasciato un grande insegnamento civile : «Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale». La scuola è l’istituzione che più di tutte può operare per il contrasto alla mentalità mafiosa e per la diffusione di una cultura della legalità e del rispetto dei beni comuni. Oggi più che mai ricordarlo è un dovere civico e morale.
Il Dirigente Scolastico
Prof. Marco De Giorgi
(Firma autografa sostituita a mezzo stampa
ai sensi dell’art.3, comma 2 del D.Lgs. n.39/1993)